Fiale con la bava di lumaca. Alghe che trasformano la luce in energia per le cellule. Polvere di legno e fermenti lattici. La bellezza per le donne orientali è un concetto variabile. Che può riservare molte sorprese. E che influenza sempre più anche noi
Nell’ossessione planetaria per la bellezza, le donne asiatiche hanno conquistato uno dei primi posti. Dalla Thailandia alla Malesia, dalla Cina all’India, tutte vogliono una pelle perfetta, chiarissima. Vogliono capelli lucidi scaldati da lampi di castano, rosso o biondo (Espresso, un balsamo colorante, ha venduto un milione di pezzi nella Corea del Sud). E ognuno ha le sue ricette. Rituali giapponesi lunghi quanto una cerimonia del tè. Maschere d’oro e fiori. Sieri preziosi per labbra adolescenziali. Centinaia di arzigogolati attrezzi aiutano a struccare, esfoliare, spazzolare, spalmare le alphabet cream (BB, CC, DD e via di seguito) incollare gli eyeliner adesivi.
Alcune tendenze presto saranno universali perché, come sostiene Elodie Joy Jaubert, autrice del manualetto Sette riti di bellezza giapponese (Sonzogno), ci sarà pure una ragione se le signore del Sol Levante dimostrano dieci anni di meno. L’ultimo Cosmoprof Asia, appuntamento ormai tradizionale a Hong Kong con i suoi numeri da record (80mila metri quadrati, 63.241 visitatori da 119 nazioni) ha aperto la porta su un mondo misterioso.
Duccio Campagnoli, presidente di Bologna Fiere, parla di asianification, la spinta irresistibile a copiare e provare cheese cream (sembrano formaggi, sono primer super-nutrienti), estratti di staminali vegetali, panetti di simil-burro che a contatto con le dita si sciolgono in favolosi fluidi. Texture giocose e golose.
Fabio Rossello, alla guida di Cosmetica Italia, ricorda che siamo andati a esplorare mercati, conoscere tradizioni e abbiamo trovato ansie femminili non troppo diverse dalle nostre: schiarire, idratare, proteggere, ringiovanire. Come canta Francesco Guccini “l’Asia par che dorma, ma sta sospesa in aria/l’immensa, millenaria sua cultura”. E influenza la nostra. Complice il fascino di ingredienti marziani come il Koishimaru cocoon, gli estratti di plancton, i funghi Reishi, il dermascheletro delle stelle marine, troveremo irresistibili i segreti che l’Oriente conserva, ancora per poco.
Giapponesi: la bellezza è un rito
Ricordate i volti di biacca delle geishe? Le giapponesi, modello di eleganza, hanno una sola ambizione. Carnagione liscia e soda come il mochi, il cremoso dolce di riso la cui consistenza fa pensare a una pelle senza imperfezioni. Porcellana con un tocco di luce. Detto così sembra facile, e invece ci vuole tempo e pazienza. Il rituale quotidiano del layering (letteralmente, “a strati”) prevede da sette a undici passaggi. Per il trattamento completo: 1) démaquillage e pulizia; 2) spazzolature; 3) scrub (una/due volte la settimana); 4) lozione (molto gettonata l’acqua di riso); 5) booster; 6) siero schiarente; 7) massaggio; 8) crema idratante al mattino e anti-age la sera; 9) contorno occhi; 10) maschera (2/3 volte la settimana); 11) finisher. Le giapponesi spendono per lo skincare più che per qualsiasi altro prodotto. Va moltissimo sia la perlegenist technology (dovuta a un’alga che trasforma la luce in energia per le cellule), sia la bava di lumaca, come testimonia l’azienda spagnola Endocare che produce le preziose fiale con un metodo di estrazione cruelty free. Il gioco di parole fifty shades of snail, cinquanta sfumature di lumaca, è più che giustificato. Le labbra devono sembrare naturali (e il trucco c’è): è il rossetto a due colori, uno più concentrato all’interno, uno più chiaro all’esterno. Potremmo parlare di “effetto morsicato”, o “baciato”, di quel rossore che lascia un ghiacciolo passato sulla bocca (il termine giapponese può essere tradotto soltanto con un lungo discorso).
Sguardo effetto manga per le coreane
È l’avanguardia, il futuro. Qui la chirurgia estetica vive una stagione d’oro. Dai diciotto anni in su, spinte dalle famiglie, le ragazze fanno “la base”, cioè naso e occhi. Un viso piccolo con un mento a forma di “v”, gli occhioni e un naso all’insù sono simbolo di bellezza e femminilità. Perciò il primo intervento è sempre la “doppia palpebra” e il taglio che dà allo sguardo l’effetto manga. Il modello infatti arriva dai personaggi dei fumetti, e la motivazione è semplice: i belli sono trattati meglio. Di moda anche il “sorriso permanente” e l’inspessimento della fronte. La manutenzione è rigorosa, la parola d’ordine è Ulzzang look, cioè “miglior faccia”, la pelle deve essere dewy, illuminata dalla rugiada con un leggero effetto lucido, bagnato. Non sorprende che i cinesi considerino i coreani veri trendsetter. Sono più alti, più belli e hanno la loro Isola del Tesoro, Jeju (vedi riquadro) dove tutto sa di miracolo: l’acqua vulcanica, le piante ricche di principi super-attivi, l’argilla. La compagnia AmorePacific, che evoca con profitto (5,7 bilioni di dollari) lo spirito di Jeju nei suoi barattoli, ha stretto accordi di product placement con una famosa soap coreana (l’equivalente di Beautiful) adorata dalle cinesi, My love from another star. I prodotti usati dai personaggi hanno aumentato le vendite del 700 per cento, in particolare un rossetto e un fondotinta da ritocco, il cushion che, inventato nel 2006 è stato replicato dai brand occidentali, Lancôme tra i primi. Nel 2014 ne sono stati venduti 1,2 al secondo. La bellezza coreana, lunare, lattiginosa, è incarnata da star come Claudia Kim, testimonial del brand Bobbi Brown, e Kim So-hyun, vista in Avengers 2: Age of Ultron. Eterne adolescenti.
Tocchi di luce per le cinesi
Per apparire sui social («Le ragazze cinesi adorano i selfie, viaggiano soltanto per potersi fotografare», racconta Duccio Campagnoli) è indispensabile lo strobing, un makeup studiato per illuminare il viso in punti strategici con tocchi di highlighter sugli zigomi, la fronte, il dorso del naso, il mento, la palpebra fissa e l’angolo interno dell’occhio. L’intervento (qualche pennellata) può riguardare anche le orecchie, il bordo labiale, le narici e le sopracciglia. La tecnica prevede un correttore illuminante o ciprie molto chiare da applicare con un pennello largo a setole morbide. Polveri e creme, blush flush, oli solidi con un piccolo rilascio di colore regalano al viso un effetto traslucido, quasi gelatinoso, e danno volume alle guance. Rossetto chopstick e polveri snapglam sono cosmetici da Instagram (la rima è involontaria). Con un trucco così non c’è bisogno di Photoshop.
L’obiettivo è sempre whitening, e basta guardare lo star system cinese per individuare l’idea ispiratrice. Shu Qi, l’Angelina Jolie di Taiwan, Fan Bingbing, che ha portato all’ultimo Festival di Cannes il film My Way e Fei Fei Sun, quattordicesima nella classifica delle 20 modelle più pagate del mondo, sono pallide, levigate, senza età.